Titolo: Le quattro casalinghe di Tokyo
Autore: Natsuo Kirino
Casa editrice: Neri Pozza
Anno di pubblicazione: 2019
Pagine: 652
Prezzo: 13,77€
〔❝ Com’è facile cadere per un essere umano, non trovi? ❞〕
Piangere non serve a niente. Ecco l’inquietante mantra di questa storia noir che ha per protagoniste quattro donne dalla vita apparentemente semplice e ordinaria.
Il titolo originale dell’opera, アウト, ovvero ‘’Out ’’, ci aiuta a comprendere meglio i personaggi: individui che per svariati motivi sono ai margini della società giapponese e che allo stesso tempo vorrebbero fuggire dalla loro quotidianità.
Masako, Yoshie, Yayoi e Kuniko sono vittime di una società maschilista che non dà il giusto riconoscimento alle donne e che le svaluta costantemente in ambito lavorativo.
Tematiche come violenza domestica, sessismo e mobbing sono trattate in maniera cruda e tutto ciò induce a provare empatia per le donne della storia, nonostante la nostra morale aborri l’omicidio.
Tuttavia, ciò che unisce le quattro donne non sembra essere amicizia. Le protagoniste sono spinte a collaborare tra loro dalla necessità e dalla voglia di riscatto personale.
Ci troviamo davanti a donne ciniche, fredde e calcolatrici.
Natsuo Kirino sembra essersi ispirata al filone delle ‘’dokufu’’, ovvero ‘’poison women’’, un genere che racconta di donne coinvolte in fatti di cronaca nera, donne protagoniste di efferati omicidi o azioni criminali violente.
Anche i personaggi secondari sono complessi e ben caratterizzati. Nel libro, si dà ampio spazio anche a una dimensione sessuale legata alla criminalità e a presunte psicopatologie.
Un noir insolito, perché il colpevole del delitto è svelato sin dalle prime pagine. Nonostante ciò, l’attenzione resta alta fino alla fine grazie a un ritmo narrativo incalzante.
Cruento, raccapricciante, grottesco e a tratti anche splatter. Caratteristiche che di solito non cerco nelle mie letture ma credetemi se dico che sono stata fortemente colpita da questo libro.
Natsuo Kirino ci mostra cosa è in grado di fare un essere umano pur di trovare sollievo alle proprie pene. È proprio vero che una volta toccato il fondo si può solamente risalire?
Se non si ha più nulla da perdere, nell’abisso si può anche sprofondare.
Comments