Gattofili, a me! Oggi per scegliere l’argomento della rubrica #chicchedigiappone mi sono lasciata ispirare dall’ultimo libro letto: Se i gatti scomparissero dal mondo.
Nel libro in questione, il protagonista della storia dice:‘’Una volta ho sentito dire che la parola giapponese ‘neko’ 猫 – gatto –, deriva dall’unione di ne – dormire –, e ko – cucciolo –, e significa dunque – cucciolo che dorme –.‘’ Non si sa se questa notizia sia vera, ma intorno alla figura del gatto ruotano numerose storie del folklore giapponese.
Parliamo quindi di nuovo di yōkai e Michael Dylan Foster mi viene in aiuto con ‘’The Book of Yokai’’. Nelle immagini trovate la descrizione di due particolari mostri: il Nekomata e il Bakeneko.
Anche nell’ambito della poesia i gatti hanno un ruolo importante. Haruo Shirane nel libro‘’Japan and the Culture of the Four Seasons’’ spiega che un tratto distintivo della pratica dello haikai 俳諧 (l’arte di scrivere componimenti poetici di 17 sillabe secondo uno schema metrico 5 7 5) è l’utilizzo di un kigo 季語. Il kigo è un termine che fa riferimento a una delle quattro stagioni.Per la primavera si utilizzavano diverse parole che avevano a che fare con i gatti, come ‘’ neko no koi 猫の恋 ’’ – l’amore dei gatti – oppure ‘’gatti in calore’’, ad esempio descrivendo una gatta che strilla mentre un gatto la insegue. Nelle immagini trovate un haiku di Kobayashi Issa che spiega bene quanto scritto.
Nella letteratura giapponese sono molti gli autori che hanno parlato di gatti, ecco qui un piccolo elenco:
• Natsume Sōseki – Io sono un gatto
• Tanizaki Jun’ichirō – La gatta, Shōzō e le due donne
• Kawamura Genki – Se i gatti scomparissero dal mondo
• Hiraide Takashi – Il gatto venuto dal cielo
• Hiro Arikawa – Cronache di un gatto viaggiatore.
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